Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Astrid Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini,
Villa Peyron al Bosco di Fonte Lucente

Giardino
Per la seconda volta il giardino Peyron si
arricchisce di un nuovo percorso di visita, di “una nuova
possibilità di visita dell’architettura del parco”,
come disse l’Avv. Michele Gremigni, Presidente CARICENTRO e
Segretario Generale della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e
Peyron, nell’edizione passata di “Angoli d’arte
2008” che riuscì a creare, come scrisse Siliano Simoncini,
“un’armonia metafisica, senza imporsi alla vista - Di fatto
le installazioni costituiscono un’ integrazione del percorso, un
festoso e piacevole scenario che intende dialogare con
l’esistente focalizzandone vedute per niente
conflittuali.” Questo è potuto avvenire grazie alla
collaborazione con i responsabili del giardino e soprattutto con il suo
curatore Dott. Saverio Lastrucci, che è lieto di presentare gli
artisti 2009: Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Astrid
Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini, che “con
i loro lavori valorizzano, senza alterare, il senso del luogo”.
Angoli d’arte al Bosco di Fontelucente - ha
detto Lastrucci - è una mostra d’arte contemporanea,
le cui opere dialogano con le sculture della villa, le geometrie del
giardino all’italiana e le stesse piante sempreverdi, dalle quali
gli artisti hanno tratto stimoli per i loro lavori.
Ogni artista, seguendo le indicazioni
dell’edizione passata, ha lavorato non venendo meno al proprio
percorso creativo, alla propria poetica, secondo i diversi linguaggi
artistici, che vanno dalle installazioni minimali alle sculture sonore.
Il giardino si articola su vari terrazzamenti
degradanti; fu voluto dallo stesso Angelo Peyron e, come lo vediamo
oggi, dal figlio Paolo, con i suoi ornati verdi, le piante ad alto
fusto, i sentieri e i vialetti ingentiliti da statue che creano angoli
“romantici”, simili ai giardini di fine ottocento, che gli
artisti Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Astrid Hjort,
Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini con i loro lavori
artistici hanno voluto riattualizzare, riportandoli nel loro tempo,
perché “la storia non si deve interrompere”, come ha
detto il curatore del giardino Saverio Lastrucci.

Giardino
ANGOLI D’ARTE 2009
L’ingresso della villa Peyron è
protetto dal Bosco di Fontelucente, mentre gli ulivi, che degradano
ordinatamente come in un anfiteatro, ci invitano ad entrare. In questo
scenario, guardando in basso verso est, c’è il lago, con
il luccichio dei riflessi ora del sole, ora delle nuvole.
Nell’acqua l’opera “PENSIERI EMERGENTI”, cinque
forme di Dario Longo.


Pensieri emergenti - D. Longo

Dalla piazza della musica, risalendo verso la villa,
tra gli ulivi, sulla destra, “scritture di ombra e di luce, di
pieni e di vuoti, un intreccio da decodificare... gesti, impronte,
accenni...”, dice Astrid Hjort, autrice dell’opera:
“LUOGHI DI SCRITTURA”.


Luoghi di scrittura - A.Hjort

Le scale ci portano in alto e vicino al grande
terrazzamento della villa, lungo uno stretto passaggio,
c’è l’opera sonora di Andrea Dami:
“LUCENTE”, una “barca” per condurre il
visitatore lungo il sentiero d’acqua alla sua fonte generatrice.




Lucente - A. Dami
Un viaggio senza tempo e i suoni, testimonianza del
navigatore, potranno scandire il suo procedere tra i tronchi degli
alberi che, con le loro fronde, chiudono la vista del cielo. Poco
lontano, verso il pozzo della rana, due graziosi puttini vigilano su un
vaso di pietra che è diventato la base dell’opera
“COMPOSIZIONE” di Filippo Basetti, realizzata assemblando
oggetti di uso comune e tipici dell’ambiente domestico;
“decontestualizzandoli hanno trovato in modo ironico una nuova
simbologia”.

Composizione - F. Basetti

Salendo pochi scalini si arriva al piano della villa
e si incontra, sulla destra, “TERRITORIO” di Stacee
Kalmanovsky, un frammento di terra distaccato dal suolo per suggerire:
proprietà, orgoglio, identità, diritto, ma anche
“cosa significano per noi le parole terra o paese”?


Territorio - S. Kalmanovsky
Davanti il giardino all’italiana, sulla
sinistra lo spettacolo della natura, in fondo alla valle Firenze con le
sue famose architetture. Appoggiata al muro “BICI LUCENTE DEL
BOSCO DI FONTELUCENTE” di Giuliano Anzuini e Silvio Magrini.

Bici lucente del bosco di fontelucente - G. Anzuini e S. Magrini.
Sul parapetto di pietra, che divide dal primo grande
terrazzamento leggermente inclinato e caratterizzato dalle geometrie di
bossolo, “METRONOMI IN SILENZIO”, quattro elementi di Dario
Longo che “seguono lo scorrere degli anni, all’interno del
tempo” e ondeggiano alla brezza come i vicini cipressi.



Metronomi in silenzio - D. Longo
Sotto l’alto muro, ai “piedi” del
glicine, quasi nascosta c’è l’opera “FORGIA
DELLA NATURA”.

Forgia della natura - D. Longo
Guardando verso il fondovalle, sulla
balaustrata che separa dal secondo terrazzamento appare
“PAESAGGIO” di Andrea Dami, che incornicia con un filo
rosso la grande vasca, il bosco con i neri cipressi, poi le case
attorno alla cupola del Brunelleschi e in fondo alla piana i monti
azzurrini e il cielo. Il segmento aureo del rettangolo, se colpito con
un piccolo martello, suonerà come una campana di quei vecchi
campanili toscani a vela.




Paesaggio - A. Dami
Da questa balaustra si vede, alla fine del piano
inclinato, l’uomo di Giuliano Anzuini e Silvio Magrini
(“DIVING IN BEAUTY”), “oppresso dal caos del mondo
moderno” che sta per lanciarsi nella vasca, una grande fontana
che delimita il terzo terrazzamento e il bosco, “per raggiungere
il sereno equilibrio”.


Diving in beauty - G. Anzuini e S. Magrini.
Subito sotto, in equilibrio precario,
“AFFETTALBERO”, l’altra opera a due mani di Anzuini e
Magrini che, come suggerisce il titolo, obbliga il visitatore ad una
riflessione sulla natura martoriata dall’uomo, “che con i
suoi interventi dissennati turba spesso l’equilibrio
naturale”; quali le conseguenze?


Affettalbero G. Anzuini e S. Magrini.
Chi vorrà continuare a percorrere i sentieri
del giardino e del Bosco di Fontelucente potrà trovare
l’ultima opera: “ARS EFFIMERA” di Anzuini, Basetti e
Magrini, che “nasce, vive e muore nel fugace tempo della mostra
“Angoli d’arte”, con la data di inizio e di fine
dell’installazione, metaforizzando la transitorietà delle
cose della vita” tra le luci e le ombre degli alberi d’alto
fusto che isolano il grande complesso architettonico, che è il
giardino Peyron, dalle nevrosi del mondo, facendo rivivere armonie,
odori, sensazioni, come l’antica Fiesole ci ricorda attraverso la
storia delle sue pietre.


Ars effimera - G. Anzuini e S. Magrini.
Il sole scende oltre le punte degli alberi del Bosco
di Fonte Lucente e le colline. Le ombre si allungano nel giardino e si
rispecchiano nelle acque delle vasche e del lago, dove un pesce in
cerca di cibo, crea sulla superficie piatta sottili cerchi concentrici,
mentre alcuni uccelli che, con il loro volo deciso e veloce, tracciano
nel cielo impalpabili segni astratti.

Il lago

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